Ogni anno, alla fine del mese di febbraio, il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica presenta al Parlamento una Relazione in cui vengono analizzate le minacce affrontate dalla nostra intelligence nel corso dei dodici mesi precedenti. In tale documento viene offerta una panoramica dei contesti geografici e degli scenari geopolitici che il Paese sarà chiamato a gestire. Un’analisi, dunque, degli sviluppi delle crisi che si sono susseguite, specialmente nelle aree più instabili del mondo. Particolare riferimento ovviamente al Nord Africa, alla crisi in Libia, ma anche alla regione del Sahel, in cui le condizioni di sicurezza sono in forte decadimento e dove il jihad potrebbe trovare un nuovo epicentro globale.
Dal citato Medio Oriente ai Balcani occidentali (regione in cui l’Italia è impegnata su diversi fronti, quali il contrasto alle organizzazioni criminali ed alla radicalizzazione politico-religiosa), passando per l’Asia centro-meridionale ed orientale (con un’attenzione particolare verso il dossier afghano e la difesa del contingente italiano impegnato nella missione NATO “Resolute Support”), molti sono i teatri operativi analizzati dai nostri Servizi di sicurezza.
Un posto non secondario, naturalmente, è occupato da Russia e Cina, con particolare riferimento alle questioni geo-economiche che le vedono protagoniste. Se uno spazio centrale è assicurato alla prima dai temi dell’approvvigionamento energetico, Pechino risulta invece cruciale nel settore degli investimenti e delle infrastrutture, nel quadro dello sviluppo della “Belt and Road Inititative”. Le ultime pagine della sezione dedicata ai diversi teatri sono state dedicate sia all’America Latina, in cui in diverse realtà nazionali sono cresciute le instabilità politiche e sociali, sia all’Artico ed all’Antartico, diventati terreni di confronto delle grandi potenze soprattutto a causa delle risorse energetiche presenti.
Nella parte successiva della Relazione i Servizi si sono invece soffermati su quelle minacce che riguardano l’economia nazionale e l’intero sistema Paese. L’intelligence italiana ha messo dunque in rilievo la necessità di attrarre l’afflusso di capitali esteri, pur monitorando che ciò avvenga nel rispetto della sicurezza nazionale, e di supportare l’internazionalizzazione delle nostre imprese. Le filiere industriali, specialmente relative agli assetti strategici, come quelle della difesa e della sicurezza, dell’aerospazio ma anche dei trasporti e delle infrastrutture sono state tutelate e preservate. Una menzione importante ha riguardato il cosiddetto “Golden Power”, verso cui l’intelligence si è adoperata per riuscire a renderlo più efficace ed incisivo. Gli Organismi informativi hanno poi lavorato a tutelare l’approvvigionamento energetico nazionale, che si troverà nel prossimo futuro ad affrontare nuove sfide, in primis quella della transizione verso un’economia verde. L’analisi ha inoltre riguardato la stabilità del nostro sistema finanziario, con un’attenzione mirata alle trasformazioni della tecnofinanza.
Nella parte centrale del lavoro ha trovato spazio il tema del terrorismo jihadista, con riferimento alle realtà europea ed italiana. La morte del fondatore e la sconfitta territoriale subita da Daesh non hanno abbassato il il livello di rischio. Le possibili implicazioni relative ai combattenti di Daesh e dei loro familiari, presenti nelle prigioni in Iraq e Siria, sono varie e complesse. Il ritorno dei “foreign fighters”, il ruolo del “jihad digitale”, la radicalizzazione dei cosiddetti “lone wolf”, il proselitismo che avviene online e non solo, sono tutti elementi che non permettono di abbassare la guardia. Per quanto riguarda il fenomeno dell’immigrazione clandestina, lo sguardo dell’intelligence ha dato priorità al quadrante libico ed a quello siriano, teatri dove le operazioni militari hanno contribuito a produrre centinaia di migliaia di profughi. La gestione criminale delle tratte migratorie, dai Paesi di origine a quelli di destinazione, è rimasto il fattore di spinta principale per quanto riguarda i flussi.
I Servizi hanno poi trattato nella relazione la questione dell’eversione e delle minacce interne al Paese: l’anarco-insurrezionalismo, i circuiti marxisti-leninisti, il movimento antagonista e la destra radicale. Tutti estremismi attivi, i quali si sono resi protagonisti di episodi di violenza e di azioni, durante manifestazioni o mobilitazioni.
Infine, ma non di minore importanza, il tema delle minacce cyber: il 2019 ha infatti visto il perpetuarsi di attacchi informatici contro soggetti privati e pubblici di rilevanza strategica per l’Italia. Il potenziamento della resilienza cibernetica del Paese è un obiettivo a cui tutto il comparto intelligence italiano ha lavorato e che diventerà via via sempre più rilevante. C’è da sottolineare, in conclusione, come le forze di intelligence abbiano agito e lavorato in stretta collaborazione, oltre che con le forze di polizia, anche con gli attori istituzionali, il mondo della ricerca, dell’accademia e delle imprese. Un lavoro svolto sempre in silenzio e lontano dai riflettori, con lo scopo di far fronte alle minacce, così diversificate, per la sicurezza del Paese.
Luca Sebastiani