EUNAVFOR MED IRINI, la missione UE per l’embargo di armi in Libia

Dal primo aprile è diventata operativa la Missione per il controllo dell’embargo militare in Libia, promossa dall’Unione Europea. Che cosa prevede?

IRINI (“pace” in greco) avrà il compito principale di attuare l’embargo sulle armi imposto dall’ONU, fino ad oggi rimasto sulla carta, utilizzando mezzi aerei, satellitari e marittimi. In particolare, la missione sarà in grado di svolgere ispezioni sulle imbarcazioni al largo delle coste libiche sospettate di trasportare armi o materiale connesso da e verso la Libia.

Il testo del protocollo di missione contiene 14 articoli che spiegano l’azione, i costi, la nomina del comandante e la sede operativa. La spesa prevista viene stimata in 9.837.800 € (importo di riferimento per i costi comuni) ed avrà una durata di un anno con delle verifiche sullo stato della missione ogni quattro mesi. Dietro richiesta dell’Italia il comando è stato affidato al Contrammiraglio Fabio Agostini, con Roma quale sede operativa.

Gli sforzi dello European Union Naval Force Mediterranean Operation IRINI saranno concentrati principalmente nella zona Est delle coste libiche. Le merci sequestrate verranno indirizzate verso due porti designati, che rimarranno segreti per motivi di sicurezza.

Compiti secondari della missione saranno quelli di svolgere attività di controllo e sorveglianza, nonché acquisizione di informazioni sul traffico illecito di petrolio dalla Libia. Tra gli obiettivi vi è inoltre quello di prevenire la tratta di esseri umani verso l’Europa (art. 5), anche attraverso il rafforzamento dell’addestramento della Guardia Costiera libica ed un controllo dei flussi esclusivamente aereo (punto fortemente voluto da Austria ed Ungheria). Le navi, dunque, non sarebbero impegnate nel contrasto ai flussi migratori. Anzi, qualora la presenza di navi militari attirasse i migranti verso le zone dove opera la missione, quest’ultima potrebbe essere sospesa (rischio “pull factor”).

Come già evidenziato, l’Italia ha ottenuto due risultati favorevoli: la nomina del comandante dell’operazione e la scelta di Roma quale sede centrale della missione. Due punti importanti per il ruolo dell’Italia nel dossier Libia, come ha ribadito anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

IRINI presenta però diversi limiti strutturali. Primo fra tutti, il consenso dello Stato di appartenenza al controllo delle navi fermate per l’ispezione. Il secondo, come visto in precedenza, riguarda la sospensione della missione o il ritiro delle forze navali in caso di pull factor (con obbligo di salvataggio da parte delle navi impegnate) e la conseguente ripartizione su base volontaria dei migranti salvati in mare. Limiti che possono far naufragare la missione principale e far proliferare tutti quei traffici illegali che ormai da anni alimentano la guerra civile in Libia.

Emilio Gallassi