Craxi e l’America Latina: un sodalizio per la democrazia e la pace

«Un paso más y tiro», un altro passo e sparo: così al cimitero di Santiago un militare cileno intimò a Craxi e alla delegazione dell’Internazionale Socialista, accorsa nel settembre 1973 per deporre dei fiori sopra la tomba di Salvador Allende, ucciso nei giorni precedenti. All’epoca Craxi era il responsabile degli esteri, nonché il vicesegretario, del PSI e aveva coraggiosamente raggiunto il Cile nei giorni immediatamente successivi al colpo di Stato di Pinochet.

La politica latinoamericana di Bettino Craxi nelle diverse fasi della sua parabola (prima della segreteria del 1976, nell’importante stagione alla presidenza del Consiglio e negli anni precedenti l’esilio a Hammamet) non ha ricevuto un’adeguata attenzione da parte della storiografia, la quale, tuttalpiù, nell’analizzare i rapporti di Roma con la parte meridionale del continente americano si è soffermata sulle grandi famiglie politiche democristiana e comunista.

Al contrario, il PSI e Craxi svolsero un ruolo di primaria importanza per sostenere la democrazia del continente, sia per quanto concerne i partiti di orientamento democratico lì operanti (alla luce del sole o nella clandestinità) sia nel sostegno agli esuli in fuga dalle dittature militari che si erano imposte in diversi Stati del continente. L’azione di Craxi si dispiegò inoltre nel mantenere viva l’opinione pubblica italiana su quanto avveniva oltre Atlantico e nell’indirizzare l’Internazionale Socialista verso un approccio che superasse l’eurocentrismo e sostenesse le compagini democratiche del Centro e del Sud America.

Il PSI di Craxi e l’America Latina. Dalle dittature militari alla democrazia, numero speciale de «Le Sfide» (rivista della Fondazione Craxi) realizzato dallo storico Simone Careddu, rappresenta un primo e prezioso contributo per iniziare a colmare il vuoto storiografico (quando non un vero e proprio silenzio) verso l’apporto dello statista milanese in favore di rapporti più equi nell’area latinoamericana. Un apporto che mette in luce il protagonismo della politica estera italiana di quegli anni, che proprio con Craxi visse una delle stagioni più significative della storia repubblicana.

Dal golpe cileno alla guerra delle Falkland/Malvinas, dalle relazioni con i sandinisti al confronto con gli Stati Uniti, il profilo di Craxi è quello di un giocatore a tutto campo, in grado di restituire margini di manovra all’Italia in campo internazionale e di distinguere sapientemente tra i regimi e i popoli a loro soggiogati. Emblematica in tal senso la ricostruzione della postura italiana nel corso della crisi tra Regno Unito e Argentina, dove la dicotomia tra solidarietà occidentale e affinità storico-culturali con Buenos Aires si presentò in forme quasi laceranti, a cominciare dagli stessi equilibri di governo.

Proprio con l’Argentina, pur nella denuncia craxiana degli abusi dei militari e nel sostegno alle forze radicali e socialiste perseguitate, l’allora presidente del Consiglio seppe dimostrare indipendenza ed autorevolezza, non sacrificando per la concitazione del momento i rapporti plurisecolari con la nazione sorella.

La pubblicazione di numerosi documenti inediti, in particolar modo per quanto riguarda l’Argentina, il Cile e gli Stati della Mesoamerica, evidenzia dunque l’ineludibilità del ruolo di Craxi per chiunque voglia analizzare la nostra politica estera, non solo quella ufficiale, degli anni Settanta e Ottanta. Una contestualizzazione che, a oltre 20 anni dalla morte del politico milanese, risulta necessaria per valutarne oggettivamente la figura storica, senza scomuniche o apriorismi ideologici.

Marco Valerio Solia